Corte di cassazione
Sezione V penale
Sentenza 16 maggio 2024, n. 29655

Presidente: Vessichelli - Estensore: Scarlini

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza del 5 ottobre 2023, la Corte di appello di Genova confermava la sentenza del Tribunale di Savona che aveva ritenuto Monika T. colpevole del delitto di cui all'art. 624-bis perché, introducendosi nell'abitazione di Paolo B., si era impossessata di monili vari e di una banconota da euro 20.

La Corte riteneva la pena adeguata al disvalore del fatto e corretto il giudizio di equivalenza della recidiva rispetto alle attenuanti generiche, considerando i numerosi precedenti della prevenuta, per un totale di anni 19 di reclusione.

2. Propone ricorso l'imputata, a mezzo del proprio difensore Avv. Gian Luigi Pieraccini articolando due motivi.

2.1. Con il primo eccepisce la nullità della sentenza impugnata per la mancata notifica all'imputata del decreto di citazione in appello.

Nel giudizio davanti al Tribunale la ricorrente era assistita da due difensori di fiducia, l'Avv. Monica Gnesi e l'Avv. Michela Rozzi, presso il cui studio aveva eletto domicilio.

Entrambe poi avevano rinunciato al mandato ma l'Avv. Rozzi non aveva ricusato l'elezione di domicilio (l'imputata, nel prosieguo del primo giudizio, era stata difesa, d'ufficio, dall'Avv. Raffaella Rizzo che aveva anche presentato l'atto di appello).

Tuttavia il decreto di citazione in appello era stato notificato alla prevenuta non presso tale domicilio ma presso lo studio dell'Avv. Alessia Panella che però era un domicilio (ed un difensore) indicato dall'imputata all'atto della sua scarcerazione a causa del differimento di una pena definitiva in esecuzione.

2.2. Con il secondo motivo lamenta la violazione di legge ed il vizio di motivazione in relazione al trattamento sanzionatorio.

Si era infatti negata la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche rispetto alla recidiva affermando come questa non fosse consentita, nonostante la medesima non fosse quella di cui al quarto comma dell'art. 99 c.p.

Il valore della merce sottratta - e la restituzione di parte della stessa - avrebbe poi consentito di riconoscere anche l'attenuante di cui all'art. 62, n. 4, c.p.

Si era poi indicata una pena ed una sanzione sostitutiva mai inflitta alla prevenuta.

3. Il Procuratore generale della Repubblica presso questa Corte, nella persona del sostituto Francesca Loy, ha inviato requisitoria scritta con la quale ha concluso per l'inammissibilità del ricorso.

CONSIDERATO IN DIRITTO

1. Il primo motivo di ricorso, sulla mancata notificazione del decreto di citazione in appello nel domicilio eletto dall'imputata, è fondato ed il suo accoglimento determina l'annullamento della sentenza, con il conseguente assorbimento delle ulteriori censure.

2. Nel corso dell'attuale processo, infatti, la prevenuta aveva eletto domicilio presso lo studio di uno dei suoi difensori, l'Avv. Michela Rozzi, domicilio che non era stato revocato neppure in occasione della successiva rinuncia al mandato del medesimo (e dell'altro) difensore.

La Corte d'appello però aveva tratto la modifica dell'elezione del domicilio eletto (ritenendolo mutato nell'ufficio del nuovo difensore Avv. Alessia Panella) dal foglio di scarcerazione della prevenuta - detenuta in esecuzione di una precedente condanna definitiva - pur se tale scarcerazione atteneva, appunto, alla sola esecuzione della pena (tanto che veniva indicata, nella casuale della stessa, l'avvenuto differimento della pena).

Si sarebbe così dovuto applicare il principio di diritto formulato e ribadito da questa Corte, secondo cui:

- l'elezione o dichiarazione di domicilio sono valide ed efficaci unicamente nell'ambito del procedimento nel quale sono state effettuate, mentre non spiegano alcun effetto nell'ambito di altri procedimenti, sia pure geneticamente collegati a quello originario. Ne consegue che l'elezione di domicilio fatta dal detenuto al momento della sua scarcerazione, ai sensi dell'art. 161, comma terzo, c.p.p., è limitata al procedimento nel quale è resa e non estende i suoi effetti ad altri procedimenti, salvo che dall'atto non risulti una diversa ed inequivoca dichiarazione dell'interessato (Sez. 6, n. 49498 del 15 ottobre 2009, Santise, Rv. 245650);

- in tema di notificazioni all'imputato, l'elezione o dichiarazione di domicilio sono valide ed efficaci unicamente nell'ambito del procedimento nel quale sono state effettuate, mentre non spiegano alcun effetto né nel caso di successiva riapertura delle indagini del procedimento conclusosi con l'archiviazione, la quale dà luogo ad un procedimento formalmente nuovo, né nell'ambito di altri procedimenti pure geneticamente collegati a quello originario archiviato (Sez. 2, n. 37479 del 14 maggio 2019, Costanzo, Rv. 277041).

3. Ne deriva la nullità della notifica del decreto di citazione in appello, vizio che ha determinato l'omessa citazione dell'imputata alla relativa fase processuale, con la conseguente nullità degli atti successivi, in essi compresa la sentenza impugnata.

P.Q.M.

Annulla la sentenza impugnata con rinvio ad altra Sezione della Corte di appello di Genova per il giudizio.

Depositata il 19 luglio 2024.