Concorsi pubblici: improcedibile il ricorso contro il bando se non s'impugna anche la graduatoria finale

In tema di concorsi pubblici: 1) è improcedibile, per sopravvenuta carenza d'interesse, il ricorso proposto contro il bando, ove l'impugnazione non sia dipoi estesa alla graduatoria finale della procedura selettiva; 2) le disposizioni in materia di pubblico impiego che prevedono l'ultrattività delle graduatorie concorsuali non si applicano alle procedure di reclutamento del personale militare della Guardia di finanza (conferma TAR Lazio, sez. II, sent. n. 5952/2020). ► V. anche, in questa Rivista: CdS, sez. VI, sent. n. 2119/2022, e sez. II, sent. n. 4537/2020; TAR Lazio, sez. I stralcio, sent. n. 1/2021, e sez. III-bis, sent. n. 5741/2021.

Consiglio di Stato, sezione II, 13 marzo 2023, n. 2599

Cittadinanza: sul diniego di concessione della cittadinanza italiana per matrimonio in ragione dell'esistenza di una condanna penale [art. 6, comma 1, lett. a) e b), l. 91/1992] decide il giudice ordinario

Appartengono alla giurisdizione del giudice ordinario le controversie sui provvedimenti che rigettano la richiesta di concessione della cittadinanza italiana per matrimonio in ragione dell'esistenza, a carico dell'istante, di una condanna relativa a uno dei delitti indicati dall'art. 6, comma 1, lett. a) e b), della l. 5 febbraio 1992, n. 91 («Nuove norme sulla cittadinanza»), configurandosi nella specie posizioni giuridiche di diritto soggettivo.

TAR Piemonte, sezione I, 17 marzo 2023, n. 253

Appalti pubblici: è legittima la clausola della lex specialis che prevede, quale requisito di partecipazione, il possesso di un fatturato specifico attinente all'oggetto dell'appalto

In tema di procedure per l'affidamento di contratti pubblici: 1) la stazione appaltante gode di un'ampia discrezionalità nella definizione della prestazione contrattuale e nella determinazione dei requisiti di partecipazione, sempreché questi ultimi siano nel loro complesso attinenti e proporzionati all'oggetto dell'appalto e, in ogni caso, non comportino indebite discriminazioni nell'accesso alla gara; 2) è legittima la clausola della lex specialis che prevede, quale requisito di partecipazione, il possesso di un fatturato specifico attinente all'oggetto dell'appalto.

TAR Valle d'Aosta, 17 marzo 2023, n. 19

Circolazione stradale: sul diniego della patente di guida per mancanza dei requisiti morali ex art. 120 c.d.s. decide il giudice ordinario

Appartengono alla giurisdizione del giudice ordinario le controversie riguardanti il diniego di rilascio della patente di guida per difetto dei requisiti morali previsti dall'art. 120 del d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285 («Nuovo codice della strada»), configurandosi nella specie posizioni giuridiche di diritto soggettivo. ► V. anche, in questa Rivista: Cass. civ., sez. un., ord. n. 26391/2020; TAR Emilia-Romagna, Parma, sent. n. 166/2022; TAR Puglia, Lecce, sez. III, sent. n. 1349/2021.

TAR Piemonte, sezione II, 15 marzo 2023, n. 233

Avvocati: è illegittimo il regolamento comunale che prevede un compenso palesemente incongruo per i legali esterni

È illegittimo il regolamento del Comune che prevede la corresponsione di un compenso palesemente incongruo (nella specie, pari alla metà dei valori minimi tariffari) agli avvocati esterni all'ente locale affidatari di incarichi professionali.

TAR Sicilia, sezione I, 14 marzo 2023, n. 815

Processo amministrativo: il ricorso giurisdizionale e quello straordinario al Presidente della Repubblica non possono concernere la medesima res controversa, anche se gli atti impugnati sono formalmente diversi

Il principio di alternatività fra ricorso giurisdizionale e ricorso straordinario al Presidente della Repubblica [art. 8 d.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199 («Semplificazione dei procedimenti in materia di ricorsi amministrativi»)] impone di proporre innanzi allo stesso organo tutte le impugnative che, pur avendo per oggetto atti formalmente diversi, attengano in sostanza al medesimo rapporto giuridico fra Amministrazione e amministrato. ► V. anche, in questa Rivista: CdS, sez. III, sent. n. 112/2020, e sez. VI, sent. n. 479/2023; TAR Emilia-Romagna, sez. II, sent. n. 734/2022; TAR Marche, sent. n. 103/2021.

TAR Emilia-Romagna, sezione I, 13 marzo 2023, n. 134

Responsabilità civile: gli acquirenti di un veicolo a motore dotato di un impianto di manipolazione vietato che abbia cagionato loro un danno hanno diritto al risarcimento da parte del costruttore di tale veicolo

Gli artt. 18, § 1, 26, § 1, e 46 della direttiva 2007/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 settembre 2007, che istituisce un quadro per l'omologazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, nonché dei sistemi, componenti ed entità tecniche destinati a tali veicoli (direttiva quadro), come modificata dal regolamento (CE) n. 385/2009 della Commissione, del 7 maggio 2009, in combinato disposto con l'art. 5, § 2, del regolamento (CE) n. 715/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2007, relativo all'omologazione dei veicoli a motore riguardo alle emissioni dai veicoli passeggeri e commerciali leggeri (Euro 5 ed Euro 6) e all'ottenimento di informazioni sulla riparazione e la manutenzione del veicolo, devono essere interpretati nel senso che essi tutelano, oltre agli interessi generali, gli interessi particolari del singolo acquirente di un veicolo a motore nei confronti del costruttore di quest'ultimo qualora tale veicolo sia munito di un impianto di manipolazione vietato, ai sensi di quest'ultima disposizione. Ove la materia non sia regolata dal diritto dell'Unione, spetta al diritto dello Stato membro interessato determinare le norme relative al risarcimento del danno effettivamente causato all'acquirente di un veicolo munito di un impianto di manipolazione vietato, ai sensi dell'art. 5, § 2, del regolamento n. 715/2007, purché tale risarcimento sia adeguato al danno subito.

Corte di giustizia UE, grande sezione, 21 marzo 2023

Fisco: inammissibile la questione di costituzionalità dell'art. 12, comma 7, l. 212/2000, là dove non prevede il contraddittorio endoprocedimentale anche per gli accertamenti "a tavolino" (ma il legislatore deve colmare tale lacuna)

È inammissibile, involgendo scelte che rientrano nella discrezionalità del legislatore, la questione di legittimità costituzionale - sollevata dalla CTR della Toscana in riferimento all'art. 3 Cost. - dell'art. 12, comma 7, della l. 27 luglio 2000, n. 212 («Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente»), là dove non prevede il diritto al contraddittorio endoprocedimentale anche nel caso di accertamenti "a tavolino" [«il superamento dei prospettati dubbi di legittimità costituzionale» - si legge nella motivazione della sentenza - «esige un intervento di sistema del legislatore; intervento che garantisca l'estensione del contraddittorio endoprocedimentale in materia tributaria. // Tenuto conto della pluralità di soluzioni possibili in ordine all'individuazione dei meccanismi con cui assicurare la formazione partecipata dell'atto impositivo, che ne modulino ampiezza, tempi e forme in relazione alle specifiche peculiarità dei vari procedimenti impositivi, questa Corte ritiene necessario un tempestivo intervento normativo che colmi la lacuna evidenziata. Un intervento, peraltro, che porti a più coerenti e definite soluzioni le descritte tendenze emerse nella disciplina dei procedimenti partecipativi del contribuente» (§ 6 in diritto)]. ► V. anche, in questa Rivista: Cass. civ., sez. trib., ord. n. 5806/2023; sez. VI, ordd. nn. 27373 e 20799/2017; sez. un., sent. n. 24823/2015.

Corte costituzionale, 21 marzo 2023, n. 47

Fisco: il termine dilatorio di sessanta giorni ex art. 12, comma 7, l. 212/2000 non si applica in caso di accertamento "a tavolino"

In tema di verifiche fiscali, il termine dilatorio di sessanta giorni previsto, per l'emanazione dell'avviso di accertamento, dall'art. 12, comma 7, della l. 27 luglio 2000, n. 212 («Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente»), opera soltanto in caso di controllo eseguito presso la sede del contribuente, e non anche nell'ipotesi di accertamento "a tavolino".

Corte di cassazione, sezione tributaria, 27 febbraio 2023, n. 5806

Antimafia: la sola parentela fra soci o gestori dell'impresa raggiunta da interdittiva antimafia e soggetti non conviventi portatori di pericolosità non giustifica il rigetto della richiesta di controllo giudiziario ex art. 34-bis, comma 6, d.lgs. 159/2011

In tema di controllo giudiziario su richiesta ex art. 34-bis, comma 6, del d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159 («Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136»), l'esistenza di relazioni parentali fra i soci o gestori dell'impresa raggiunta da informazione antimafia interdittiva e soggetti, non conviventi, portatori di pericolosità può giustificare il rigetto dell'istanza di controllo soltanto allorché sussistano ulteriori elementi indicativi dell'influenza esercitata da tali soggetti sulle scelte e sugli indirizzi dell'impresa stessa.

Corte di cassazione, sezione I penale, 9 novembre 2022, n. 10578 (dep. 13 marzo 2023)

Diritto penale: la non punibilità ex art. 131-bis c.p., come novellato dal d.lgs. 150/2022, è deducibile per la prima volta nel giudizio di legittimità e quivi rilevabile d'ufficio anche in caso di ricorso inammissibile

In tema di non punibilità per particolare tenuità del fatto: a) la questione dell'applicabilità dell'art. 131-bis c.p., come novellato dall'art. 1, comma 1, lett. c), n. 1), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 («Attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari»), attesa la natura di diritto penale sostanziale dell'istituto, è deducibile per la prima volta nel giudizio di legittimità, ove non proponibile col gravame o in sede di appello; b) la Corte di cassazione, allorché ravvisi la sussistenza di detta causa di non punibilità, può dichiararla d'ufficio ai sensi dell'art. 609, comma 2, c.p.p., pur in ipotesi di ricorso inammissibile. ► V. anche Cass. pen., sez. VI, sent. n. 7573/2023, in questa Rivista.

Corte di cassazione, sezione IV penale, 15 febbraio 2023, n. 9466 (dep. 7 marzo 2023)

Procedura penale: al fine di stabilire il momento in cui il giudice diviene incompatibile per difetto di terzietà, occorre aver riguardo all'emissione della sentenza-decisione, e non già al successivo deposito della sentenza-documento

In tema di procedura penale, al fine di stabilire il momento in cui il giudice diviene incompatibile per difetto di terzietà, occorre aver riguardo all'emissione della sentenza-decisione (ossia alla lettura del dispositivo in pubblica udienza: art. 545, comma 1, c.p.p.), e non già al successivo deposito della sentenza-documento.

Corte di cassazione, sezione VI penale, 26 gennaio 2023, n. 8962 (dep. 1° marzo 2023)

Fisco: non è incostituzionale la sanzione amministrativa prevista dell'art. 1, comma 1, primo periodo, d.lgs. 471/1997 per l'omessa presentazione della dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi e dell'IRAP (perché c'è l'art. 7 stesso d.lgs.)

Non è fondata, «nei sensi di cui in motivazione», la questione di legittimità costituzionale - sollevata dalla CTP di Bari in riferimento all'art. 3 Cost. - dell'art. 1, comma 1, primo periodo, del d.lgs. 18 dicembre 1997, n. 471 [«Riforma delle sanzioni tributarie non penali in materia di imposte dirette, di imposta sul valore aggiunto e di riscossione dei tributi, a norma dell'articolo 3, comma 133, lettera q), della legge 23 dicembre 1996, n. 662»], là dove prevede che, «[n]ei casi di omessa presentazione della dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle attività produttive, si applica la sanzione amministrativa dal centoventi al duecentoquaranta per cento dell'ammontare delle imposte dovute, con un minimo di euro 250».

Corte costituzionale, 17 marzo 2023, n. 46

Procedura civile: è incostituzionale l'art. 630, comma 3, c.p.c., là dove non prevede che del collegio chiamato a decidere sul reclamo contro l'ordinanza relativa all'estinzione del processo esecutivo non possa far parte il giudice che l'ha emanata

È incostituzionale - per violazione dell'art. 111, secondo comma, Cost. - l'art. 630, comma 3, c.p.c., là dove stabilisce che, contro l'ordinanza che dichiara l'estinzione del processo esecutivo ovvero rigetta la relativa eccezione, è ammesso reclamo al collegio con l'osservanza delle forme di cui all'art. 178, commi 4 e 5, c.p.c., senza prevedere che del collegio non possa far parte il giudice che ha emanato il provvedimento reclamato.

Corte costituzionale, 17 marzo 2023, n. 45

Regioni: è incostituzionale la normativa del Veneto in materia di: a) esonero dalla ritenuta di garanzia negli appalti pubblici sottosoglia di servizi, forniture e noleggio attrezzature; b) estrazione di materiali litoidi

È incostituzionale la normativa della Regione Veneto (l. 27/2021) in materia di: a) esonero dalla ritenuta di garanzia negli appalti pubblici sottosoglia di servizi, forniture e noleggio attrezzature [per violazione dell'art. 117, secondo comma, lett. e), Cost.]; b) estrazione di materiali litoidi (per violazione degli artt. 3 e 9 Cost.).

Corte costituzionale, 17 marzo 2023, n. 44

Concorrenza: una concentrazione di dimensione non comunitaria, inferiore alle soglie di controllo ex ante imposto dal diritto di uno Stato UE e non rinviata alla Commissione europea può costituire abuso di posizione dominante a livello nazionale

L'art. 21, § 1, del regolamento (CE) n. 139/2004 del Consiglio, del 20 gennaio 2004, relativo al controllo delle concentrazioni tra imprese, dev'essere interpretato nel senso che esso non osta a che un'operazione di concentrazione tra imprese, priva di dimensione comunitaria, ai sensi dell'art. 1 del citato regolamento, che sia inferiore alle soglie di controllo ex ante obbligatorio previste dal diritto nazionale e che non abbia dato luogo a un rinvio alla Commissione europea a norma dell'art. 22 di detto regolamento, sia considerata da un'autorità garante della concorrenza di uno Stato membro come costitutiva di un abuso di posizione dominante, vietato dall'art. 102 TFUE, tenuto conto della struttura della concorrenza su un mercato di dimensione nazionale.

Corte di giustizia UE, seconda sezione, 16 marzo 2023

Comunicazioni elettroniche: la normativa italiana che prevede tariffe forfettarie per le intercettazioni effettuate dagli operatori di telecomunicazioni su richiesta dell'autorità giudiziaria non contrasta col diritto UE

L'art. 13, letto alla luce dell'art. 3, e l'allegato I, parte A, punto 4, della direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, devono essere interpretati nel senso che essi non ostano a una normativa nazionale (come quella italiana) che non impone che si proceda al rimborso integrale dei costi effettivamente sostenuti dai fornitori di servizi di comunicazione elettronica quando tali fornitori assicurano la possibilità per le autorità nazionali competenti di effettuare intercettazioni legali di comunicazioni elettroniche, purché tale normativa sia non discriminatoria, proporzionata e trasparente (domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato).

Corte di giustizia UE, quinta sezione, 16 marzo 2023

Edilizia e urbanistica: inammissibili le questioni di costituzionalità dell'art. 36, comma 3, d.P.R. 380/2001 (silenzio-rigetto sulla domanda di titolo edilizio in sanatoria) sollevate dal TAR Lazio

Sono inammissibili, «per la non compiuta ricostruzione della cornice normativa e giurisprudenziale di riferimento che si riverbera in difetto di motivazione sulla non manifesta infondatezza», le questioni di legittimità costituzionale - sollevate dal TAR Lazio in riferimento agli artt. 3, 24, 97 e 113 Cost. - dell'art. 36, comma 3, del d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 [«Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. (Testo A)»], là dove prevede la formazione del silenzio-rigetto sulla domanda di titolo edilizio in sanatoria una volta decorsi sessanta giorni dalla presentazione.

Corte costituzionale, 16 marzo 2023, n. 42

Pubblico impiego: è incostituzionale la normativa della Provincia autonoma di Trento in materia di incentivi per lo svolgimento di funzioni tecniche nell'ambito degli appalti

È incostituzionale - per violazione dell'art. 117, secondo comma, lett. l), Cost. - la normativa della Provincia autonoma di Trento (l. 22/2021) in materia di incentivi a favore dei pubblici dipendenti che svolgano funzioni tecniche nell'ambito degli appalti.

Corte costituzionale, 16 marzo 2023, n. 41

Spese di giustizia: la parte soccombente deve sempre rimborsare a quella vittoriosa l'importo del contributo unificato

Ai sensi dell'art. 13, comma 6-bis.1, del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 [«Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia. (Testo A)»], la parte soccombente, si sia vel non costituita in giudizio, è tenuta a rimborsare quella vittoriosa dell'importo del contributo unificato dalla stessa corrisposto, quand'anche il giudice non l'abbia espressamente statuito (trattandosi di obbligazione ex lege) oppure abbia compensato le spese di lite (accoglie il ricorso per l'ottemperanza di CdS, sez. III, sent. n. 6836/2021).

Consiglio di Stato, sezione III, 10 marzo 2023, n. 2525

V. de Gioia

Concorso in Magistratura 2023

La Tribuna, 2023

L. Ferrara

Lezioni di giustizia amministrativa

Giappichelli, 2023

G. Di Dio, A. Pezzinga

Codice tributario

La Tribuna, 2023